ENERGIA, CRESCONO IL PREZZO E ANCHE I CONSUMI. “PERDIAMO COMPETITIVITÀ IN EUROPA”

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Il presidente Boschetto: “Ciclicamente il problema ritorna, a differenza degli ordinativi, che una volta persi si faticano a recuperare”
ENERGIA, CRESCONO IL PREZZO E ANCHE I CONSUMI. “PERDIAMO COMPETITIVITÀ IN EUROPA”

L’Italia paga le bollette energetiche più alte d’Europa.

A gennaio 2025 l’indice del prezzo sul mercato del gas elaborato dal GME (Gestore dei Mercati Energetici) è salito infatti del 60,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e dell’80,0% rispetto ai minimi dello scorso febbraio mentre il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica a gennaio 2025 ha subìto un rialzo del 44,2% su base annua e del 64,8% dal minimo di aprile 2024.

Si registrano tensioni anche sui prezzi retail: l’aggiornamento di Arera relativo al primo trimestre 2025 indica prezzi della bolletta elettrica in aumento del 18,2%.

L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia inoltre che il prezzo dell’energia elettrica delle imprese nella classe di consumo fino a 20 MWh, nella quale si addensa l’88% dei punti di prelievo del mercato non domestico, nel primo semestre 2024 risulta il più alto tra i 27 paesi dell’Ue e superiore del 22,5% alla media europea.

“Mi domando come facciamo ad essere competitivi sul mercato europeo con questi prezzi energetici – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto –. Non si tratta solo di un aggravio di costi per le imprese. L’aumento in bolletta incide anche sui bilanci familiari dei cittadini che, di conseguenza, rallentano i consumi e si vedono ridurre il loro potere d’acquisto e la spesa di beni non di prima necessità. Un effetto domino negativo sulla nostra economia e sul mercato interno, già pesantemente colpito dalle crisi di alcuni comparti manifatturieri come moda e meccanica. Credo ci sia qualcosa che sfugge sui costi e sugli oneri di sistema, mentre i segnali che ci arrivano dalle imprese sono di un crollo degli ordinativi che una volta persi, non si recuperano. Inoltre l’approvvigionamento italiano deriva per il 50% da centrali alimentate a gas, il cui prezzo è molto elevato rispetto alla Francia che utilizza il nucleare o, ad esempio, la Spagna che utilizza un mix di fonti energetiche. Ora il progetto di abilitare l’Italia alla produzione di nucleare “sostenibile” attraverso minireattori di nuova generazione è sicuramente positivo, anche per le sue ricadute nelle filiere, seppur con le dovute cautele, nell’ottica di un’autonomia di approvvigionamento e di prezzi, ma l’iter è ancora lungo, complesso e oneroso per le nostre imprese che chiedono misure più urgenti rispetto al 2030 prospettato”.

Da una ricerca di Confartigianato Imprese le micro e piccole imprese italiane, già nel biennio 2022-2023, hanno pagato 11,8 miliardi in più rispetto ai competitor europei.

Le imprese venete hanno registrato un gap di maggiori oneri per i costi dell’energia di 1.224 milioni di euro, posizionandosi al secondo posto nazionale delle regioni che pagano di più, dopo solo la Lombardia con 2.354 milioni e precedendo l’Emilia Romagna con 1.199 milioni.

Contestualmente ai prezzi crescono anche i consumi di energia in Veneto. Dai dati elaborati dal CAEM, il Consorzio Acquisti Energia e Multiutility, il consorzio di imprese costituito nel 2001 da numerose associazioni provinciali del sistema Confartigianato per la gestione e negoziazione delle forniture di energia elettrica e gas alle migliori condizioni, le imprese venete nel terzo trimestre 2024 hanno evidenziato un aumento di consumi di energia elettrica che oscillano dal +1,1% di Verona al +0,1% di Venezia.

I settori più esposti sono quelli del Benessere che segnala un +4,8% rispetto al terzo trimestre 2023, della Mobilità (+4,2%) che include carrozzieri, meccanici e trasporto, della Casa (edili e impianti) +3,6%, della Comunicazione +3% e dell’Alimentazione +1,5%. Una contrazione invece si registra per le imprese di Produzione (Concia, Plastica, Chimica e Meccanica e elettromeccanica) e Moda al -2%. Dinamiche che confermano quali siano i settori più in crisi: diminuisce la produzione, diminuiscono i consumi.

“È chiaro che non possiamo arrivare ad un Prezzo Unico Europeo, ma l’Italia deve accelerare nel passaggio alle rinnovabili – afferma Boschetto -. I vertici di Confartigianato sono stati ricevuti in audizione qualche giorno fa davanti alle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica ed è stato evidenziato come gli Small Modular Reactor di III generazione allo stato attuale necessitino di uranio che l’Europa importa per il 99% e la metà proviene da Russia, Kazakistan e Uzbekistan. Quindi risulteremmo ancora dipendenti da altri Paesi esteri. Inoltre i costi di produzione dell’energia nucleare in Europa sono di circa 170 dollari a MWh, a fronte dei 50 dollari a MWh delle rinnovabili. Nel breve periodo sarebbe opportuno trovare nuove misure ed incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili sia per favorire la decarbonizzazione sia come opportunità di crescita e risparmio del sistema produttivo; nel medio/lungo periodo le nuove tecnologie nucleari potrebbero integrare il mix energetico nazionale con una fonte che, da un punto di vista emissivo, implica minori impatti”.