Mercato del lavoro: in Polesine oltre 7mila lavoratori "introvabili"

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Il Presidente Campion: "Creiamo interconnessioni generazionali"
Mercato del lavoro in Polesine

Nel 2024, in Polesine, sono state effettuate 12.270 assunzioni nel mondo del lavoro. Un dato positivo, ma che nasconde una realtà preoccupante: ben 7.049 posti di lavoro sono rimasti scoperti per mancanza di candidature. Questo significa che il 57,4% delle potenziali assunzioni non si è concretizzato per la difficoltà nel reperire personale qualificato.

Un fenomeno che riguarda in particolare le piccole e medie imprese, il vero cuore produttivo del territorio, dove anche una singola assunzione può fare la differenza. A confermare la gravità della situazione sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, basati su ricerche di Unioncamere e Anpal-Excelsior. E il problema non è solo polesano: in tutta la regione, il numero degli "introvabili" – ovvero quelle figure professionali difficili da reperire – è in crescita costante. Nelle sole imprese artigiane venete, la percentuale di posizioni scoperte raggiunge il 65,2%, un valore ben più alto rispetto alla media nazionale del 55,2%.

A livello regionale, la provincia di Rovigo detiene il primato per difficoltà nel trovare manodopera, seguita da Vicenza (57,2%) e Belluno (57%).

“Lo sappiamo da tempo che il mismatch è diventato uno dei problemi più urgenti da affrontare – spiega il presidente di Confartigianato Polesine Marco Campion -, soprattutto nelle nostre piccole e medie imprese dove c’è la necessità di competenze specifiche. La difficoltà a trovare manodopera si sta ripresentando anno dopo anno, con un aumento costante, segno che certe professionalità, soprattutto specializzate, sono irreperibili. Inoltre riscontriamo una ritrosia, da parte dei candidati, ad adattarsi alle esigenze richieste dai datori di lavoro, soprattutto su turni e orari. Spesso non si tratta solo di remunerazione, anche perché gli imprenditori ormai sono disposti a pagare di più pur che lavorino. I candidati spesso chiedono di poter conciliare vita privata con quella lavorativa, con una maggiore flessibilità che spesso non si concilia con le esigenze delle imprese”.

I dati sull’occupazione possono essere fuorvianti. Nell’arco di tre anni l’occupazione dei giovani in Italia è cresciuta ad un tasso doppio della media europea. Tra il 2021 e il 2024, ultimi dodici mesi a giugno, gli occupati under 35 in Italia sono saliti di quasi mezzo milione (454mila), pari ad un incremento del 9,2%, un tasso doppio rispetto al +4,6% della media UE e superiore al +4,9% della Francia e al +4,5% della Germania. Spesso però si ignora un elemento importante: 1 milione 495mila giovani tra i 25 e i 34 anni al secondo trimestre del 2024 sono risultati inattivi.

“Anche il Polesine è allineato a questo trend, ma nel nostro territorio incide moltissimo il tasso di invecchiamento della popolazione e di natalità che limita il numero dei giovani disponibili – afferma Campion -. Credo che stiamo assistendo ad un cambio radicale del mondo del lavoro, una rivoluzione socio-culturale, con giovani molto più tecnologici e digitali che poco si adattano ai ritmi o meccanismi delle nostre imprese. Dovremmo creare delle interconnessioni tra generazioni, con uno scambio di esperienze e conoscenze che aiutino a far crescere e progredire il nostro sistema produttivo. Dobbiamo inserire i giovani in un contesto lavorativo dove si sentano parte attiva di un progetto innovativo e renderli partecipi e protagonisti”.

Per Confartigianato Polesine non può essere sufficiente attingere ai lavoratori stranieri, “perché si tratta di un bacino insufficiente, spesso poco formato e specializzato, con difficoltà di comprensione della lingua. Può compensare, ma non colmare il gap”.

L’associazione inizierà una campagna di sensibilizzazione sui valori dell’artigianato e del fare impresa tra i giovani e le scuole, ma sarà indispensabile cercare di rafforzare la formazione e la riqualificazione professionale, creando percorsi più vicini alle esigenze reali delle imprese che però dovranno spingere sulla digitalizzazione. 

“Gli imprenditori dal canto loro dovranno migliorare le condizioni di lavoro, investendo in welfare aziendale, flessibilità oraria e qualità dell’ambiente lavorativo, per rendere le professioni artigiane più appetibili – ammette il presidente Campion -, ma solo con un impegno condiviso tra imprese, scuole e istituzioni sarà possibile invertire il trend e ridurre il numero degli "introvabili".”