
GIOIELLERIE IN FUGA, IN ITALIA NE CHIUDONO 17 AL MESE. GLI ORAFI DI CONFARTIGIANATO: “UNIAMO LE FORZE”
Tradizione e innovazione: così il Veneto vuole salvare le sue botteghe orafe strette tra e-commerce e rincari delle materie prime. Confartigianato Imprese Veneto (Marangon): “lavoriamo per costruire una rete d’impresa”
In Italia le gioiellerie stanno scomparendo al ritmo di 17 al mese. Dal 2020 ne sono già sparite oltre 400, un trend che non risparmia il Veneto e che mette in allarme uno dei settori più rappresentativi del made in Italy.
A livello regionale, le imprese orafe registrate sono oggi circa 2.500 (di cui 1.054 artigiane), con 11.889 addetti ( 2.806 impiegati in aziende artigiane). Ma il comparto è in contrazione: dal 2019 ad oggi il saldo tra aperture e chiusure è negativo per 82 unità, con un tasso di sviluppo negativo del -7%. Più della metà delle aziende si concentra tra Vicenza e Padova, cuori storici della tradizione orafa veneta.
Secondo la ricerca condotta da Strategy Innovation per Confartigianato Imprese Veneto e presentata all’evento “Botteghe orafe , lavorare in rete, una soluzione condivisa per la continuità d’impresa”, tenutosi a Forte Marghera, le botteghe orafe stanno vivendo una fase di forte vulnerabilità, stretta tra due fenomeni: da un lato, la crescente concorrenza dell’e-commerce, che in Italia vale ormai 1,8 miliardi di euro (pari al 28% del giro d’affari del settore) e coinvolge l’88% delle gioiellerie con siti e canali social; dall’altro, la volatilità delle materie prime, con un dollaro che in dieci anni ha triplicato il proprio valore, rendendo sempre più onerosa la lavorazione dei preziosi.
Il mercato del lavoro mostra segnali contraddittori: se da un lato il settore presenta una maggior incidenza di assunzioni a tempo indeterminato (20,1% vs 17,9% del totale assunzioni 2024, dall’altra nel solo 2024 il 50% delle cessazioni di rapporto nel comparto è stato causato da dimissioni volontarie.
Come se non bastasse, all’orizzonte si affaccia una rivoluzione tecnologica: i diamanti sintetici, capaci di replicare le proprietà delle pietre naturali, potrebbero conquistare entro il 2030 una quota di mercato tra il 15% e il 20%.
L’evento promosso da Confartigianato Imprese Veneto ha voluto accendere i riflettori su questa fase di transizione e proporre una risposta concreta: la creazione di reti d’impresa, strumento con cui le aziende possono condividere competenze e risorse per affrontare un mercato sempre più complesso e globalizzato, senza perdere il valore identitario della tradizione orafa veneta.
«Siamo in un momento delicatissimo per le nostre botteghe – sottolinea Piero Marangon, presidente del gruppo di mestiere orafi di Confartigianato Imprese Veneto e Vicenza – i dati ci dicono che le gioiellerie stanno chiudendo, mentre le botteghe più piccole fanno fatica, schiacciate anche dal peso di un passaggio generazionale difficile, e intanto i costi delle materie prime sono sempre più alti. Ma questo non significa che il settore non abbia futuro: significa che dobbiamo cambiare approccio, unire le forze e investire in nuovi strumenti. Le reti d’impresa sono la via per affrontare un mercato globale senza rinunciare al valore identitario e artigianale che ci distingue da secoli. Il nostro obiettivo – anche con questo momento di informazione e reclutamento delle piccole imprese – è quello di avviare un percorso di trasformazione strategica dell’intero comparto, puntando sui punti di forza degli associati, per generare un nuovo soggetto giuridico in grado di rispondere alle sfide strategiche attuali e future e aumentare il valore generato per gli aderenti. In particolare, l’Associazione intende contribuire alla costruzione di un veicolo fortemente managerializzato, in cui far confluire tutti gli asset degli artigiani in cambio di una partecipazione proporzionale all’entità del valore degli asset confluiti, per riuscire a centralizzare parte delle operations, innovandole e per costituire un Brand forte e “Made in Italy”, legato ai valori distintivi delle botteghe orafe e adatto a intraprendere da subito un percorso commerciale su scala internazionale».